La Commissione Europea ha mosso accuse contro Meta, la holding di Facebook e Instagram, per presunta violazione del Digital Markets Act (DMA), il regolamento che promuove la concorrenza tra le aziende del settore digitale, entrato in vigore a marzo scorso.
Ad ottobre, Meta aveva lanciato “pay or consent” un servizio di abbonamento mensile per rimuovere le pubblicità dai suoi social network in risposta alle normative europee sulla protezione dei dati personali. Tuttavia, una prima indagine della Commissione ha rilevato che questa soluzione non garantisce agli utenti la possibilità di fornire un consenso libero e informato all'utilizzo dei loro dati per annunci pubblicitari personalizzati. Secondo la Commissione, Meta costringe gli utenti a scegliere tra pagare o accettare pubblicità basate sui dati personali, senza offrire una terza opzione che dissoci la pubblicità dal consenso all'uso dei dati. La Corte di giustizia dell'Unione Europea aveva già stabilito l'obbligo per Meta di ottenere il permesso degli utenti prima di mostrare loro annunci pubblicitari perciò Meta aveva introdotto gli abbonamenti, ma chi non li sottoscrive è attualmente costretto ad accettare l'uso dei propri dati personali.
La società ha ora l'obbligo di rispondere alle accuse della Commissione, che ha tempo fino al 25 marzo 2025 per concludere le indagini. Le prime verifiche su Meta, insieme a quelle su altre grandi aziende tecnologiche, sono state avviate a fine marzo, subito dopo l'entrata in vigore del DMA e se le accuse preliminari fossero confermate, la Commissione Europea potrebbe imporre a Meta una multa pari al 10% del suo fatturato globale, che potrebbe raddoppiare al 20% in caso di violazioni ripetute.