È stata firmato oggi, in occasione della riunione congiunta dei ministri della Difesa e degli Esteri l'accordo formale per il PeSCo (Permanent Structure Cooperation), il progetto di una difesa comune europea permanentemente strutturata.
A firmare 23 paesi dell'UE, tra cui l'Italia, mentre non hanno aderito la Gran Bretagna (in uscita dall'UE), la Danimarca, l'Irlanda, Malta e il Portogallo.
L'accordo, al momento una mera intesa formale, è conseguenza di un clima di crescenti incertezze, date dall'uscita della Gran Bretagna, la politica isolazionista americana, che intende ridiscutere il sistema NATO, e le ristrettezze finanziare della crisi economica, che hanno spinto i paesi membri a rilanciare una cooperazione militare.
Sessant'anni fa era fallita la Comunità Europea di Difesa, dove la Francia, inizialmente favorevole, si era rifiutata di partecipare al progetto. Oggi i 23 paesi si dicono pronti a collaborare negli investimenti per la difesa, la partecipazione congiunta a operazioni militari e lo sviluppo di programmi di armamento.
La PeSCo si svolgerà a livello di un Consiglio dove voteranno solo i paesi partecipanti e i progetti dovranno essere votati all'unanimità.
La PeSCo si servirà di due strumenti fondamentali: il Fondo europeo per la Difesa, ammontante a 5 miliardi di euro adibiti al finanziamento di progetti concreti, e la Revisione coordinata annuale della Difesa (CARD), che analizzerà efficienze e inefficienze delle spese militari nazionali ed europee.
Sebbene non si tratti della nascita di un esercito comune europeo, questo progetto è un tentativo di collaborazione sul piano industriale e operativo, e rappresenta un primo, piccolo passo per una maggiore coesione.