Oggi, 6 febbraio, in occasione della Giornata internazionale della tolleranze zero contro le mutilazioni genitali femminili, la Commissione e l’Alto rappresentante ribadiscono il forte impegno dell'UE per porre fine alla pratica delle mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo. Per mutilazioni genitali femminili, dalla definizione approvata dall’OMS, si intendono tutte la pratiche che comportino la rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili esterni o altre pratiche lesive non dovute a motivi medici.
Si tratta di una forma di violenza contro le donne e le ragazze che comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche permanenti, le cui stime non sono affatto positive: in ben 17 paesi europei 190.000 ragazze sono a rischio di mutilazioni genitali e, nel nostro continente, 600.000 donne sono costrette a viverne le conseguenze. Ogni anno sono almeno 20.000 le donne e le bambine che arrivano in Europa come richiedenti asilo da paesi in cui vi è il rischio di mutilazioni genitali femminili.
Nello sforzo collettivo di tutti gli Stati membri di porre fine a qualsiasi forma di violenza di genere – che rientra anche nell’obiettivo finale, parte del piano d’azione e della strategia per la parità di genere – e di protezione dei diritti dei minori, l’UE sostiene le vittime, le loro famiglie e le comunità colpite cooperando con esperti e responsabili politici.
La convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta convenzione di Istanbul, entrata in vigore proprio da ottobre 2023, prevede l'obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili. Con l'adesione alla convenzione, l'UE è vincolata da norme ambiziose ed esaustive per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica soprattutto per quanto riguardo ambiti giudiziari e penali, inoltre rimane aperta alla collaborazione e al non respingimento con lo scopo di prestare asilo qualora fosse richiesto.
Da un punto di vista più socialmente profondo, invece, l’UE cerca attualmente di trasformare le norme sociali e di genere collaborando con uomini e ragazzi, un aspetto fondamentale per eradicare lo spettro delle mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni infantili. Fino al 2023 più di 6 milioni di ragazzi e uomini hanno partecipato in sessioni educative e di dialogo miranti a rafforzare la mascolinità positiva e l'impegno degli uomini per prevenire le pratiche dannose e conferire autonomia alle ragazze, con l'aiuto di quasi 900.000 leader religiosi, tradizionali o comunitari, mobilitati nel quadro del programma.
“L'Unione europea continuerà a collaborare con i partner internazionali per mettere in atto un approccio all'insegna della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili e lottare per un mondo in cui nessuna ragazza e nessuna donna subisca una forma di violenza qualsiasi. Lo scorso anno l'Unione europea ha ratificato la Convenzione di Istanbul che costituisce un passo fondamentale per stigmatizzare la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani. Un altro passo importante consisterà nel sancire nel diritto dell'UE l'obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili.”