Gli eurodeputati, il 19 ottobre, hanno deciso di assegnare il premio Sacharov 2023 a Jina Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano “Donna, vita e libertà”, che verranno ufficialmente insigniti del premio durante la cerimonia del 13 dicembre 2023 nell'emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo.
Come ogni anno, fin dal 1988 il Parlamento europeo assegna il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a tutti coloro che lottano e che difendono, anche a costo della propria vita, i diritti umani e le libertà fondamentali, facendo davvero una differenza significativa. Uno degli esempi più emblematici, infatti, è stato Nelson Mandela che è stato il primo ad essere insignito del premio nel 1988, a cui fa seguito, per arrivare in tempi più vicini, Malala Yousafzai, blogger e attivista pakistana, per altro anche lei vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2014.
Il fine del premio è, certo, sostenere i vincitori, oltre a rafforzarli e legittimarli non solo attraverso il riconoscimento ufficiale del loro sforzo, ma anche da un punto di vista economico attraverso una somma di 50.000 euro.
Proprio lo scorso giovedì la presidente Metsola ha annunciato la vincitrice di quest’anno durante la sessione plenaria a Strasburgo e ha dichiarato: “Il 16 settembre ricorre l’anniversario dell'omicidio di Jina Mahsa Amini in Iran. Il Parlamento europeo è fiero delle donne coraggiose e audaci che continuano a lottare per l'uguaglianza, la dignità e la libertà in Iran. Siamo con coloro che, anche dal carcere, continuano a mantenere in vita il movimento “Donna, vita e libertà”. Scegliendole come vincitrici del Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2023, questa Camera ricorda la loro lotta e continua a onorare tutte coloro che hanno pagato il prezzo finale per la libertà”.
È la storia di Jina Mahsa Amini, tuttavia, a racchiudere in sé tutta la tragicità della sua lotta: donna curda iraniana di 22 anni, è stata arrestata dalla polizia a Teheran lo scorso 13 settembre per poi morire tre giorni dopo in ospedale a seguito degli abusi fisici da lei riportati durante la detenzione. Tutto questo, soltanto perché, in espressione della propria libertà di scelta, aveva deciso di ignorare le rigide leggi iraniane sull’uso del velo. Dalla sua morte, però, le proteste da parte delle donne iraniane sono continuate e, anzi, sono così aumentate tanto da formare un vero e proprio movimento con lo slogan "Donna, vita, libertà", premiato insieme all’eroina la cui morte ha dato vita ad una causa dalla fiamma inestinguibile.
Ovviamente, le repressioni non si sono fatte attendere. Proprio per questo motivo il Parlamento europeo ha ripetutamente condannato la situazione dei diritti umanitari ostacolati nel Paese. Nell'ottobre 2022, i deputati hanno chiesto sanzioni contro i funzionari iraniani coinvolti sia nella morte di Jina Mahsa Amini che nella repressione del regime, e hanno espresso il loro sostegno al movimento di protesta pacifico in Iran. Nel gennaio 2023, i deputati hanno chiesto ulteriori sanzioni contro il regime iraniano e l'UE per inserire il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nella sua lista terroristica.
Come sempre, i candidati presentati dai vari deputati al premio erano diversi, ma per votazione si è arrivati a una cernita di tre finalisti, su cui ha poi avuto preminenza proprio Jina Mahsa Amini. La lista è comunque, disponibile al seguente link.