L’Unione europea cerca di capire come muoversi rispetto all'opposizione fuori e dentro la Bielorussia.
Da Bruxelles non sono riconosciuti i risultati ufficiali e le cancellerie europee stanno valutando l’imposizione di sanzioni.
Di questo si è discusso alla commissione affari esteri del Parlamento europeo, riunita per ascoltare le parole leader dell’opposizione, Sviatlana Tsikhanouskaya,che ha affermato:
“Non siamo più l'opposizione, ora siamo la maggioranza. E’ in atto una rivoluzione pacifica. La rivoluzione in Bielorussia non è una rivoluzione geopolitica. Non è né pro Russia né anti Russia. Non è né una rivoluzione anti-UE né pro-UE. È una rivoluzione democratica".
Sebbene però l'UE sia ansiosa di difendere i valori democratici, elezioni trasparenti e lo stato di diritto, i leader europei sanno anche che è piuttosto limitata la loro capacità di far rispettare le loro richieste.
Anche se gli eurodeputati sappiano che non si possono fare parallelismi con quanto accaduto in Ucraina nel 2014, allo stesso tempo mettono in guardia dal commettere gli stessi errori.
Il presidente della commissione per gli affari esteri, David McAllister, afferma che: "come Parlamento europeo sosteniamo la posizione del Consiglio europeo secondo cui abbiamo bisogno di sanzioni mirate contro coloro che sono responsabili della frode elettorale da un lato e della brutalità della polizia e della tortura di persone innocenti dall’altro".