Il 24 maggio, la funzionaria della Dg Salute Irene Sacristán Sánchez ha annunciato alla conferenza sulla sostenibilità e i sistemi alimentari, organizzata Fondazione Re-Imagine Europa, Ocse e European Food Forum, a Bruxelles, che la nuova proposta legislativa UE per regolamentare l’utilizzo delle biotecnologie sulle colture arriverà il 5 luglio, secondo i piani della Commissione europea.
La proposta in questione appartiene alla Farm to Fork Strategy, cuore pulsante dell’European Green Deal, che ha come obiettivo creare dei sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente non solo per renderli più sostenibili, ma anche per donare loro la giusta resilienza affinché sopravvivano durante momenti di grave crisi, proprio come durante la pandemia di COVID-19.
In realtà, gli obiettivi posti dalla strategia europea sono molto più approfonditi, ma il fulcro risulta sempre la realizzazione di sistemi ecosostenibili. Infatti, attualmente, i sistemi alimentari europei rappresentano circa un terzo delle emissioni globali di gas serra e oltre a ciò, dissipano risorse naturali in quantità ingenti, portano alla crescente perdita di biodiversità globale, e non consentono dei veri ritorni economici per i produttori, né tantomeno una distribuzione equa dei mezzi di sussistenza (senza contare gli impatti negativi sulla salute).
Attraverso la strategia Farm to Fork, in sostanza, si mira a creare un sistema che abbia un impatto ambientale neutro o, nelle migliore delle ipotesi, positivo, che sia capace di adattarsi di fronte ai cambiamenti climatici (tentando anche di mitigarli) senza distruggere l’economia, ma anzi sostenendone il recupero, e che garantisca sicurezza alimentare sostenibile per tutti, preservando l’accessibilità dei prodotti e rendendoli per di più a buon mercato.
Gli ambiziosi obiettivi, in concreto, sono: la riduzione del 50% dell’uso e del rischio di pesticidi chimici e dell’uso di pesticidi pericolosi, riduzione dell’uso di fertilizzanti del 20%, riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici per animali d’allevamento e acquacoltura, costituire il 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica, tutto entro il 2030.
In particolare, la proposta del 5 luglio, che era già attesa nel mese di giugno, verterà sull’offerta di alternative sostenibili a pesticidi e fertilizzanti di sintesi per gli agricoltori e affronterà nuove tematiche sorte solo in seguito alla legiferazione sugli OGM del 2001, come la proprietà intellettuale delle piante prodotte con modificazioni del DNA e l’editing del genoma.