Un anno fa, la Commissione europea chiedeva a Mario Draghi di presentare un report sul rilancio della produttività dell’Unione. Lunedì 9 settembre, questo rapporto è stato presentato.
Il piano di Draghi, accuratamente descritto in 400 pagine, prevede un investimento di circa 800 miliardi per riuscire a competere con Stati Uniti e Cina. L’UE, in tema di innovazione, è rimasta indietro rispetto ai suoi concorrenti, adagiandosi sui risultati economici del passato dimenticando di rimanere al passo coi tempi. L’ex premier afferma:
"L'Europa deve riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate (…) l'Europa è bloccata in una struttura industriale statica, con poche nuove imprese che sorgono per sconvolgere i settori esistenti o sviluppare nuovi motori di crescita".
Infatti, solo quattro delle 50 aziende tecnologiche più importanti del mondo sono europee. L’UE investe molto poco in ricerca e innovazione, mentre gli USA danno vita a sempre più nuove aziende, come fa notare Draghi:
"Molti imprenditori europei preferiscono chiedere finanziamenti ai venture capitalist statunitensi e scalare sul mercato americano. Tra il 2008 e il 2021, quasi il 30% degli 'unicorni' fondati in Europa - startup che hanno superato il miliardo di dollari di valore - ha trasferito la propria sede all'estero, la maggior parte negli Stati Uniti"
Per Draghi, l’innovazione tecnologica va di pari passo con la transizione ambientale, fatta però in modo intelligente. L’ex premier ci avvisa di come, senza un piano comune, la decarbonizzazione corra il rischio di essere: “contraria alla competitività e alla crescita”.
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