Mai come in tempo di elezioni si sente l’esigenza di agire contro quello che è il dramma del nostro tempo: la diffusione, senza limiti, di false notizie online.
I candidati si trovano ad affrontare diverse minacce che rischiano di sabotare la loro campagna elettorale. Per questo la Commissione Europea si è dotata di alcuni strumenti (il Digital Service act e il Digital Market Act) per responsabilizzare maggiormente le piattaforme online che diffondono contenuti illegali come, per esempio, le fake news. Per riconoscerle è necessario coltivare lo spirito critico dei cittadini che dovranno essere istruiti su come discernere il vero dal falso. Il problema che si presenta maggiormente è, infatti, la condivisione spensierata di notizie che non vengono verificate.
È la figura del giornalista, un tempo unico diffusore delle notizie, a doversi prendere la responsabilità di fornire informazioni corrette, trovandosi così a dover affrontare l’inevitabile scontro coi social media. Internet ha oggi, infatti, un forte controllo sulla narrazione. Significato e significante perdono così il loro referente che viene sostituito dalla ricerca personale sul World Wild Web.
Francesco Giorgino, direttore degli uffici Rai, ci fa notare come nel ‘900 si sia coltivato l’ideale di una democrazia di qualità che si affianca a una vasta quantità di informazioni, diventate però, oggi, troppe. Troppe informazioni fanno nascere la necessità di distinguere quelle di qualità da tutte le altre. Una possibile soluzione, secondo Giorgino, potrebbe essere la separazione della parola “informazione” dalla parola “giornalismo”. Il giornalismo (si intende di qualità) dovrebbe occuparsi di diffondere ciò che è autorevole, generando questa percezione nelle persone si potrebbe limitare il potere delle fake news.
Le fake news non hanno tutte la stessa gravità e, paradossalmente, le più gravi sono quelle che si limitano a modificare la realtà in modo verosimile, rendendosi credibili al pubblico che, per pigrizia, non andrà a verificarne la veridicità. Mentre un’informazione poco verosimile potrebbe risultare facilmente falsa alla sola lettura. La condivisione continua di notizie rende necessario investire sull’educazione ai media e con i media. I giornalisti devono, infatti, prendere atto della loro funzione non più solo informativa ma anche educativa.
A tal proposito Isabella Splendore, responsabile dell’area giuridica internazionale della FIEG (Federazione italiana Editori e Giornali) porta all’attenzione il punto di vista degli editori evidenziando come il 24 maggio del 2023 Il rapporto Eurispes mostrasse, come fonte preferita degli italiani per informarsi, i social network (Facebook al primo posto) invece dell’abbonamento ai quotidiani. Gli editori quindi promettono di difendere l’informazione di qualità che dovrà fare da diga contro la disinformazione filtrando i contenuti di qualità e portandoli al pubblico.
Anche il colosso Google si trova a prendere provvedimenti per la protezione dei candidati alle elezioni. L’Advance Protection Program proteggerà i dati privati sull’account google delle persone con alta visibilità. Mentre con il Project Shield google permette la protezione dei siti dei candidati dagli attacchi malevoli, il più comune dei quali consiste nell’invio di un altissimo numero di bot su un sito che viene così buttato giù per colpa della troppa utenza.
Per maggiori informazioni sulle minacce online andare qui. Invece, per approfondire il dibattito sui provvedimenti presi contro la disinformazione andare qui.