RAPPORTO DELL'ONU SUL CLIMA: "IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE"

Caldo record, incendi devastanti, inondazioni e frane in piena estate e "il peggio deve ancora venire".

È l'allarme lanciato dal rapporto shock degli esperti dell'Onu sul clima (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico o Ipcc), redatto da 234 scienziati di 195 Paesi, a meno di tre mesi dalla conferenza sul clima COP26, in programma a Glasgow dall'1 al 12 novembre.

Il riscaldamento globale potrebbe raggiungere la soglia di +1,5°C intorno al 2030 (dieci anni prima di quanto stimato), minacciando nuovi disastri "senza precedenti" per l'umanità.

Ed è proprio l'umanità la sola e unica responsabile di questo disastro, che è altresì l'unica che può limitare i danni ora, riducendo drasticamente le emissioni di gas serra.

Non possiamo permetterci di aspettare due, cinque o 10 anni: questo è il momento, o si agisce ora o non avremo più tempo.

"Dal momento che è nei Paesi in via di sviluppo che si costruiscono le infrastrutture energetiche, l'urbanizzazione e il settore agricolo - dice Youba Sokona, vicepresidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico - possiamo pensare e sviluppare tutti questi settori in modo totalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto finora, in modo che siano resilienti al clima e a basse emissioni di carbonio".

Il rapporto dell'Ipcc esamina cinque scenari di emissioni, dal più ottimistico al peggiore. In ogni caso, il pianeta dovrebbe raggiungere la soglia di +1,5°C rispetto all'era pre industriale - uno dei limiti dell'Accordo di Parigi -, entro nove anni e quindi ben un decennio prima rispetto alla precedente stima, datata 2018. Entro il 2050, l'aumento continuerebbe ben oltre questa soglia, anche se il mondo dovesse riuscire a ridurre significativamente le emissioni.

Ma come si può fare? Gli esperti che hanno redatto il rapporto indicano una soluzione: ci vogliono "forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra", che limiterebbero i cambiamenti climatici. Ma se, da una parte, grazie a queste riduzioni si potrebbero veder subito benefici per la qualità dell'aria, dall'altra potrebbero volerci 20-30 anni perché le temperature si stabilizzino.

Mentre il pianeta ha già guadagnato +1,1°C, le prime conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: dalle fiamme che devastano la costa occidentale statunitense, ma anche Grecia, Turchia, Sardegna e Sicilia, alle inondazioni in Germania, Belgio, Nord Italia o Cina. E il termometro che si avvicina ai 50°C in Canada. Mai visto prima.

"Se pensate che questo sia grave, ricordate che quello che stiamo vedendo oggi è solo l'inizio", ha dichiarato Kristina Dahl, della ong Union for Concerned Scientists.

"Questo rapporto dovrebbe far venire i brividi a chiunque lo legga. Mostra dove siamo e dove stiamo andando con i cambiamenti climatici: in un buco che si sta ancora scavando", ha commentato lo scienziato Dave Reay.