Un acronimo che sta per ‘’ Finance, Learning, Innovation and Patenting for Cultural and Creative Industries’’, letteralmente ‘’Finanziamento, apprendimento, innovazione e brevettazione per industrie creative e culturali’’. La Flip for CCIs è un progetto europeo con l'obiettivo di testare politiche e azioni per sviluppare il settore delle industrie culturali e creative; settori che sono il cuore dell’economia creativa e che sono importanti per assicurare un regolare e continuato sviluppo delle società. Questi settori sono basati sulla creatività personale e quindi enfatizzano le capacità del singolo e promuovono l’attività creativa ed il talento individuale.
Esattamente quali sono le industrie culturali e creative? Di economia creativa si è iniziato a parlare negli anni Novanta, quando si sono diffusi i primi studi che riconoscevano l'importanza di quei settori economici caratterizzati principalmente dall'apporto di risorse umane, dall'innovazione e dalle capacità tecnico-artistiche degli operatori. Esse non comprendono solo le aree artistiche tradizionali (arti visive, arti performative, letteratura, musica) ma anche design, moda, artigianato, intrattenimento, industria del gusto ecc…
I settori culturali e creativi guidano l’innovazione e spingono anche gli altri settori al cambiamento.
La Commissione Europea, si occupa di fare piani annuali per dare spazio alla cultura dal 2015 ed il nuovo piano di lavoro 2019-2022 non fa diversamente, anzi, continua a sottolineare ancora di più l’importanza di questi settori per la creazione di nuovi lavori, coesione e benessere delle società. La Commissione Europea, si è focalizzata su un approccio per supportare gli artisti, e tutti coloro che creano contenuti creativi in Europa. Esattamente, come la Commissione Europea supporta questi settori? Offrendo visibilità, creando programmi di supporto come l’Erasmus, il Cosme (programma per la competitività delle imprese e le PMI) ed altri eventi che supportano l’apprendimento tra pari.
Quali sono gli scopi di Flip for CCIs?
-rinforzare i potenziali di crescita e sviluppo delle industrie culturali e creative (ICC) al fine di migliorare l’accesso ai finanziamenti
-usare le conoscenze specifiche richieste dalle ICC nel contesto europeo di competenze e qualificazioni
-collegarle ad altri settori, stimolare il lavoro di gruppo e lo scambio di conoscenze attraverso la cooperazione
- analizzare le pratiche delle ICC riguardanti la brevettabilità ed elaborare raccomandazioni per un migliore utilizzo di queste attività di proprietà intellettuali.
Passando a dati più tecnici possiamo dire che l’impatto del settore economico creativo varia tra Italia ed Europa: per quanto riguarda la situazione italiana, secondo il rapporto del 2017 ‘’Io sono cultura- l’italia della qualità e della bellezza sfida la crisi’’ elaborato da Symbola e Unioncamere il valore aggiunto prodotto dalla cultura corrisponde al sistema produttivo culturale e creativo che corrisponde al 6% della ricchezza prodotta in Italia: 89,9 miliardi di euro; soldi che grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 1,8 ne stimolano altri 160 per arrivare a quei 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano.
A livello europeo, la recente ricerca Territorial Dynamics in Europe – The Creative Workforce (ESPON, 2012) mostra che il numero di lavoratori creativi impiegati nel periodo 2005-2008 ammonta a 19.2 milioni di persone e rappresenta il 7,2% della forza lavoro in Europa. Il 51,6% dei lavoratori creativi risiede in Regno Unito, Francia Germania e Italia. A livello nazionale, Finlandia, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi sono i Paesi dove il peso del lavoro creativo è maggiore, superando il 10%.
Al di là di questo possiamo affermare che la creatività è necessaria in tutti i mestieri e che finanziare attività di questo genere che possono addirittura portare ricchezza non solo all’Italia, non solo all’Europa, ma al mondo intero, fa onore alle nostra Europa.