La lettera del presidente del Consiglio Europeo per ridiscutere le politiche migratorie
È previsto per giovedì 14 dicembre un pre-vertice a Bruxelles, dove il presidente Gentiloni, il presidente della Commissione europea Juncker e i primi ministri dei quattro paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) discuteranno della politica migratoria dell'Europa, nonché dei contributi a Fondo fiduciario per l'Africa. L'incontro ha lo scopo di concordare e annunciare un contributo da parte del blocco Visegrad al Fondo, finora finanziato solo dalla Commissione e da pochi altri paesi.
Alla base dell'incontro c'è l'esigenza da parte di Italia e Commissione di confrontarsi con i paesi di Visegrad sul tema delle politiche d'asilo. I paesi dell'Europa centrale hanno sistematicamente boicottato i ricollocamenti obbligatori, tanto che Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia erano state già condotte alla Corte europea di Giustizia dalla Commissione per essersi rifiutati di accogliere i migranti a loro assegnati.
Questo incontro precederà il vertice Ue, sempre a Bruxelles, di giovedì e venerdì dei capi di Stato e di governo dei Ventotto. Nelle note del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk si legge la proposta di mettere da parte le quote di migranti obbligatorie per i paesi membri, dimostratesi molto divisive. A molti sherpa dei Paesi Ue non è piaciuta l'idea, e avrebbero chiesto la riscrittura della lettera.
Il presidente si trova dunque allineato sulle posizioni di Polonia e Ungheria, che si oppongono fortemente alle politiche comuni europee dell'immigrazione.
La lettera pone poi diverse domande ai leader dei paesi membri sulla questione della revisione del Regolamento di Dublino sui sistemi d'asilo (secondo il quale lo Stato di primo approdo deve sobbarcarsi tutti gli oneri d'accoglienza), e chiede ai Ventotto di trovare entro giugno una soluzione. Tusk prospetta inoltre di avanzare personalmente nuove proposte, nel caso in cui entro giugno non si sia ancora trovata un'intesa.
Ad ora, solo Polonia e Ungheria hanno sostenuto apertamente le note di Tusk. La Commissione non ha tardato a rispondere, definendole 'antieuropee', 'inaccettabili' e che 'minano il principio di solidarietà'.