La Commissione europea è di nuovo all'attacco contro l’Italia sul fronte delle acque reflue, un tema che vede coinvolti circa 1.000 comuni sparpagliati tra la maggior parte delle ragioni. Bruxelles ha annunciato l’apertura della quarta procedura d’infrazione per il mancato rispetto delle norme Ue che obbligano gli Stati membri a dotare tutti i centri urbani di reti fognarie e impianti di depurazione in grado di garantire una qualità delle acque, in linea con l’esigenza di salvaguardare l’ambiente e la salute.
Il nuovo procedimento è stato avviato dalla Commissione dopo aver constatato che, nonostante il confronto in corso con l’Italia da oltre un decennio e le tre procedure d’infrazione già aperte, ben 276 comuni di piccole dimensioni (tra i 2mila e i 10mila abitanti) violano ancora gli obblighi fondamentali di raccolta, trattamento e monitoraggio delle acque reflue. Una situazione che, si evidenzia in una nota, può “comportare un rischio per la salute e l’inquinamento di laghi e fiumi, del terreno nonché delle acque costiere e sotterranee”.
Alla luce delle carenze riscontrare, gli uffici del commissario all'ambiente Karmenu Vella hanno quindi proposto di inviare all'Italia una lettera di messa in mora, prima fase della procedura d'infrazione, chiedendo al governo di rispondere entro due mesi. Se le spiegazioni e le rassicurazioni di Roma non venissero giudicate soddisfacenti, la Commissione potrebbe decidere di passare alla fase ulteriore della procedura, con l'invio di un parere motivato. Se anche dopo questo passo la situazione non dovesse migliorare significativamente, si potrebbe arrivare al deferimento alla Corte di giustizia.