"Vorrei esprimere a nome mio e del parlamento europeo le più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici di George Floyd. La sua morte ha suscitato sia negli Usa che in Europa molte proteste che dimostrano che il rispetto dei valori democratici e dei diritti umani è un compito fondamentale, quotidiano, impegnativo e necessario".
Il presidente David Sassoli, aprendo la plenaria a Bruxelles, si è espresso in questo modo. "Possiamo riposare quando il sogno di Martin Luther King diventerà realtà e le persone non saranno mai giudicate dal colore della loro pelle ma dal contenuto del loro carattere", ha proseguito Sassoli chiedendo poi un minuto di silenzio da parte della plenaria in memoria delle vittime del razzismo, della violenza e della discriminazione.
Ursula von der Leyen ha affermato:
"Nella Ue non c'è posto per il razzismo" Il "razzismo" e la discriminazione "resistono" nelle società europee, ma "se c'è la volontà politica" è possibile cambiare le cose, favorendo una maggiore diversità, che può portare benefici nelle organizzazioni pubbliche e private, e anche nelle forze armate.
Intervenendo nella plenaria del Parlamento Europeo, a Bruxelles, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che è stata a lungo ministra della Difesa in Germania, si è espressa in modo fermo e deciso:
"Le persone che manifestano in strada dalle due parti dell'Atlantico, levano le loro voci, desiderose di farsi sentire. E ora di fare di più che ascoltare e condannare: è tempo di parlare onestamente e apertamente di razzismo. Come società dobbiamo fronteggiare la realtà: dobbiamo unire le nostre forze e costruire un'Europa che sia più equa".
"Vorrei essere chiara: nella nostra Unione non c'è posto per il razzismo, né per alcun tipo di discriminazione. Ma dobbiamo rispondere a domande difficili: perché il razzismo e la discriminazione resistono nelle nostre società? Perché i partiti politici che sostengono la xenofobia e il razzismo vincono le elezioni?".
"Dobbiamo agire - prosegue poi von der Leyen - è sempre possibile cambiare direzione, se c'è la volontà di farlo. Per esempio, ho assistito ad un piccolo passo nella giusta direzione quando ero ministro della Difesa nel mio Paese. All'epoca il sistema di reclutamento dell'Esercito tedesco era quello in vigore da decenni e aveva sempre favorito gli stessi". "Avevamo eccellenti candidati - continua - che sarebbero stati risorse preziose per le Forze armate. A volte risorse rare, come persone che parlano l'arabo o il farsi. Ma queste risorse non erano valutate, per niente. E in una missione all'estero, competenze simili possono salvare la vita dei compagni. Ma al tempo l'atteggiamento era: 'Ah, ma il sistema non lo consente, non l'abbiamo mai fatto prima'". "Ma poi sono iniziate le analisi e le riflessioni, che hanno portato l'Esercito tedesco a cambiare il sistema di reclutamento. E ora il sistema di reclutamento è diventato più equo. Quindi, possiamo cambiare, se c'è la volontà politica dietro", ha concluso la von der Leyen.