Entra in vigore da oggi, 25 agosto 2023, il Digital Services Act, ovvero una serie di nuove regole poste dall’Unione europea contro i contenuti illegali online, basate sulla trasparenza, la tutela degli utenti (soprattutto se minorenni) e, in particolare, sulla lotta alla disinformazione che dilaga su ben 19 social network, piattaforme per acquisti e motori di ricerca.
Con questo nuovo regolamento, tutte le piattaforme digitali avranno l’obbligo di adeguare le proprie politiche alle norme UE e quelle più utilizzate dovranno farlo il più velocemente possibile: si parla, ovviamente, di quei 19 colossi che possiedono più di 45 milioni di utenti attivi ogni giorno, come Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Twitter e TikTok, che negli ultimi tempi sono stati i sorvegliati speciali. Infatti, l’UE ha dato loro ben quattro mesi, da aprile ad oggi, per adeguarsi e allinearsi alla norma.
L’obiettivo del Digital Services Act è quello di obbligare proprio questi colossi a responsabilizzarsi maggiormente e a prendere provvedimenti, minacciati da multe milionarie che possono arrivare fino al 6% del fatturato mondiale o addirittura dal divieto di operare su suolo europeo. Verranno, quindi, sottoposti a controlli regolari indipendenti, in base al pensiero che ciò che è illegale offline debba esserlo anche online.
Nello specifico, le piattaforme dovranno contrastare bot, fake news e fornire agli utenti informazioni e strumenti adeguati per un’efficace segnalazione dei contenuti illegali e per la loro rimozione. Ancora, i siti di e-commerce saranno tenuti a un più attento rintracciamento dei venditori per limitare il rischio di frode; gli algoritmi di ricerca dovranno essere più chiari e trasparenti, per consentire anche delle alternative diverse; gli annunci pubblicitari dovranno essere accompagnati da etichettature più evidenti; infine, si dovrà porre fine alla tirannia di termini e condizioni lunghissimi ed oscuri a favore di indicazioni concise e dirette tradotte in tutte le lingue dei 27 stati europei.
Gli utenti, inoltre, avranno la possibilità di rinunciare alla profilazione e di veder protetti i propri dati sensibili (come l’origine etnica, l’orientamento sessuale, le opinioni politiche) anche dalle pubblicità. Si aggiunge, poi, il divieto di immettere qualsiasi tipo di pubblicità mirata nei confronti dei minori e una riprogettazione dei sistemi per garantire un maggior livello di sicurezza e protezione dei minori, soprattutto con l’introduzione e il rafforzamento di strumenti come la verifica dell’età e il controllo parentale.